Come visibile in figura il meccanismo della Moneta a Debito è tanto semplice quanto inefficace.
Lo Stato (non potendo emettere moneta) la deve reperire sul Mercato emettendo Buoni del Tesoro che offrano un rendimento (altrimenti nessuno li comprerebbe).
Ma cos’è un “Buono del Tesoro”?
Semplicemente è un “Titolo” che il Tesoro si impegna a ricomprare “a scadenza” ad un valore nominale identico a quello di acquisto oltre agli interessi che lo Stato pagherà al compratore.
Tradotto in termini semplici, lo stato che deve realizzare un’opera pubblica deve:
- - Definire il costo dell’opera (ad esempio 1 Miliardo)
- - Emettere Buoni del tesoro per 1 Miliardo
- - Venderli sul Mercato Primario ed acquisire liquidità (1 Miliardo)
- - Pagare l’opera (quindi lo Stato quel Miliardo lo spende e non ce l’ha più)
- - Alla scadenza lo Stato riacquista il Titolo pagando al Mercato 1 Miliardo + gli interessi
Alla fine di questa operazione lo stato si trova con:
- - L’opera pubblica costruita e pagata (ed il denaro messo in circolo)
- - Un Miliardo di debito + interessi
- - Costretto ad emettere un altro Buono del Tesoro per pagare il precedente più gli interessi!!
(Lo stato il denaro non lo può stampare)
Occorre qui aprire una parentesi sul fatto che le Monete a Debito possono essere sia Pubbliche che Private con una definizione in realtà non è propriamente corretta, perché si ha la tendenza a definire la moneta pubblica e/o privata nel caso in cui esista o non esista un prestatore di ultima istanza.
La differenza principale consiste nel fatto che nel sistema cosiddetto “a Moneta Pubblica” lo stato decide il tasso di interesse che vuole offrire sui Buoni del Tesoro e poi li vende sul mercato e la Banca Centrale avrà l’obbligo (per Legge) di acquistare tutti i titoli rimasti invenduti.
Questo perché gli acquirenti potrebbero trovare “non appetibili” i rendimenti offerti dai Buoni del Tesoro paragonati al rischio che il Mercato attribuisce allo stato che li emette.
Quando parliamo di “Moneta Privata” (che come detto, a nostro avviso è una definizione impropria) parliamo invece di svincolare completamente la Banca Centrale dal vincolo di mandato che la obbliga ad essere prestatore di ultima istanza ed acquistare i titoli invenduti.
La Banca Centrale cioè compra i titoli se vuole farlo.
Noi in Italia abbiamo questo tipo di moneta dal 1981 cioè dall’anno del famoso “Divorzio”. Questa differenza che solo all’apparenza è minimale in realtà comporta il fatto che lo Stato non possa più decidere il tasso offerto sui titoli emessi ma debba venderli sul mercato in aste che ne determinano il valore e se il mercato considera lo stato “a Rischio” allora il tasso di interesse che lo Stato dovrà offrire ai compratori sarà più alto.
Ecco spiegato il meccanismo dello Spread che tanto ci spaventa
Diviene subito evidente che con un prestatore di Ultima istanza questo problema non ci sarebbe.
Ma davvero il meccanismo funziona in questo modo? Al di là dei termini tecnici che gli economisti usano per spiegarlo, quando lo si illustra in termini semplici e comprensibili a tutti funziona proprio così!
Ma funziona davvero?!?!
Per cercare di capirlo pensiamo al
debito pubblico Globale (fonte sole24ore del 18/10/2019) che ammonta a svariate migliaia di miliardi di euro (o dollari se preferite) ed è pari al 226% del PIL Globale.
È talmente enorme ed in
crescita continua che è persino inutile riportare la cifra esatta perché la cifra esatta in realtà non esiste.
È in continuo aumento e non si farebbe in tempo a finire questo documento che sarebbe già molto più alto.
Ad oggi non esiste nessun paese al Mondo che sia mai riuscito a pagarlo e le curve dei vari paesi vedono un debito sempre e comunque in crescita nel lungo periodo (pur con brevi ritracciamenti dovuti quasi sempre alla bilancia commerciale estera temporaneamente positiva in ognuno di essi).
Già questo dovrebbe essere più che sufficiente per rendere evidente il fatto che ci sia qualcosa che non funziona nel meccanismo di indebitamento degli stati.
D’altra parte, se il meccanismo è quello descritto,
appare altrettanto evidente che non funziona per la semplice ragione che non può funzionare da un punto di vista matematico. (non politico)
Dunque, abbiamo visto (anche se appare più allucinante che incredibile) che il meccanismo della “Moneta a Debito” con l’aggravante della separazione dei poteri se applicato in questo modo non solo non funziona ma è oltremodo palese che non possa funzionare.
Dunque prima del 1981, quando cioè la Banca d’Italia era obbligata (per legge) ad acquistare tutti i titoli di stato ed era pertanto quel “Prestatore di Ultima Istanza” di cui tanto si parla la situazione era questa ma con un vantaggio: che il Tasso di interesse veniva deciso dal Tesoro che per rendere “appetibili” i Titoli li emetteva ad un tasso di poco superiore all’inflazione (che a quei tempi era comunque troppo alta e si attestava intorno al 13% medio) e tutti quelli che il Mercato non assorbiva venivano acquistati dalla Banca Centrale per cui lo Stato non poteva trovarsi senza liquidità ma non solo: era sicuro di poterla ottenere a tassi di interesse determinati.
Ma ecco che in quell’anno due politici geniali (il Governatore della Banca d’Italia ed il Ministro del Tesoro) decisero di separare i due istituti nella logica del principio della “separazione dei poteri” che (in altri ambiti) ha dato anche buoni risultati ma in questo ha aggiunto enormi problemi.
Praticamente lo stato avrebbe emesso ancora Titoli di Stato per finanziarsi ma non più coperto dalla garanzia del “Prestatore di Ultima Istanza” che avrebbe acquistato il residuo bensì all’Asta sui mercati per venderli al “miglio offerente” (quello cioè disposto ad acquistarli al tasso più Basso) ed esponendo di fatto la nazione agli umori del Mercato (e da qui l’importanza dello Spread).
Questo venne giustificato all’epoca come manovra di contrasto all’inflazione: avrebbe (detto in parole semplici) “costretto” lo stato ad essere virtuoso per ottenere un ribasso sui titoli, dimenticando che uno stato per essere virtuoso (avere poco debito pubblico) se decide di farlo utilizzando il Paradigma Monetario della Moneta a Debito deve incidere sul risparmio privato.
Quello che ci fu venduto come strumento di controllo dell’inflazione aveva in realtà lo scopo (evidente solo ai giorni nostri) di “preparare” la Lira all’ingresso nell’Euro che sarebbe dovuto avvenire vent’anni più tardi, e ci avrebbe “risolto” (oltre al problema dell’inflazione) anche il “problema” del tasso di cambio.
Ma perché “risolto” e “problema” sono scritti fra “virgolette”?
Molto semplicemente perché ha risolto il problema creandone di fatto uno più grande: la moneta unica non si inflaziona (ma non per il fatto di chiamarsi EURO) per via della politica dell’Austerity e tiene bassa l’inflazione al prezzo che noi tutti ormai conosciamo: la distruzione del tessuto economico.
L’inflazione cioè è bassa perché la massa monetaria viene continuamente erosa con tasse esagerate e se non fossimo esportatori con una bilancia commerciale attiva saremmo ormai ridotti peggio della Grecia.
Inoltre, ha “risolto” il problema del tasso di cambio perché ha messo tutte le economie allo stesso livello (dal punto di vista della moneta) “dimenticandosi” che il Tasso di Cambio è indispensabile strumento di livellamento fra economie diverse.
In pratica è stata applicata la moneta unica ad un continente che aveva 27 economie diverse per fondamentali, diritti dei lavoratori, salari, previdenza, ecc. ecc. togliendoci così quello che non era un “problema” ma uno strumento indispensabile al confronto con gli altri stati in materia di import export e relazioni commerciali internazionali.
La moneta unica non ha pertanto risolto proprio nulla ma ha introdotto problemi nuovi togliendo alla nazione gli strumenti per gestirli e gli effetti di questo sono sempre di più agli occhi di tutti.
Oltretutto, (incredibile ma vero) abbiamo aggiunto un articolo in costituzione (il pareggio di bilancio) che unitamente all’articolo 47 (Tutela del Risparmio) con la Moneta a Debito formano una terna intrinsecamente incompatibile.
Dunque, avevamo accennato al fatto che la nostra Costituzione “tutela il risparmio”.
Più precisamene l’Articolo 47 recita:
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
Ma “tutela del risparmio” è una frase generica: cosa significa? Vediamolo.
A prima vista si potrebbe pensare che sia sufficiente tenere sotto controllo l’Inflazione. Infatti, essa è la prima nemica del risparmio e potrebbe far credere di essere la sola ma così non è.
Anche la continua erosione del Risparmio è una cosa che certo non lo tutela: l’inflazione resta bassa ma se lo stato per finanziarsi è costretto ad imporre tasse esagerate ai cittadini non applica certo alla lettera la nostra costituzione perché non tutela il risparmio ma lo erode.
Recentemente è stato introdotto un articolo in costituzione; l’Articolo 81 che riportiamo integralmente:
Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio,
tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e,
previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti,
al verificarsi di eventi eccezionali.
Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.
Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge
e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio
tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni
sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera,
nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale.
Bene, non occorre essere un costituzionalista per capire che questo Articolo, unitamente al Paradigma Monetario attuale, è totalmente incompatibile con l’Articolo 47 (preesistente).
1) L’articolo 47 dice che “la Repubblica Tutela il Risparmio”.
2) L’articolo 81 dice che “Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio,”.
3) Il Paradigma Monetario della Moneta a Debito non consente allo stato di ottenere il pareggio di bilancio senza erodere il risparmio.
O si cambia la Costituzione o si Cambia il Paradigma Monetario (o si cambiano entrambi)
Tutte le contraddizioni della Moneta a Debito arrivano alla resa dei conti. Utilizzando questo paradigma non è possibile attuare la costituzione, cosa resa ancora più grave dal fatto che l’Articolo 81 è stato introdotto di recente quando queste considerazioni avrebbero dovuto essere già evidenti, e questo denuncia una certa approssimazione nella redazione ma non è certo questo il punto.
Il vero punto è che il Paradigma della Moneta a Debito non funziona
Ritenendo di aver ormai reso chiaro come tale paradigma monetario non funzioni e non possa funzionare dovremo allora cercare di capire se ne esiste uno alternativo partendo da alcuni principi (caratteristiche) di base che una moneta dovrebbe avere.
Ma cos’è la Moneta? Siamo sicuri di averlo capito a fondo?
Nella sua accezione più semplice la Moneta può essere definita come un
"Indice di Valore Fungibile".
Quando noi abbiamo nel portafoglio una Banconota non siamo i possessori della banconota stessa ma possessori del “valore equivalente” e la Banconota (come Titolo fungibile al portatore) serve solo a dimostrare che “possediamo quella somma o valore” e da qui "Indice di Valore"
Fungibile perché (come da dizionario della lingua Treccani) è cioè trasformabile facilmente in qualsiasi altro bene e/o servizio.
Infatti, distruggere Denaro è reato… Poco noto perché poco praticato! (e poco redditizio)
Detto questo passiamo alla ricerca della soluzione partendo dal Problema: che tipo di Moneta?
Resa ferma la costituzione, (ipotizzando di non cambiarla anche se questo non rappresenta certo un sine qua non) da quanto abbiamo affermato in precedenza una moneta dovrebbe pertanto consentire la tutela del risparmio e contemporaneamente il pareggio di bilancio.
a) Articolo 47: Tutela del risparmio
Per fare questo la nuova moneta dovrebbe consentire l’accumulo da parte dei cittadini e contemporaneamente il controllo dell’inflazione, consapevoli del fatto che un eccessivo accumulo poterebbe ad un innalzamento dell’inflazione ma la costituzione dice che la Repubblica “Tutela il Risparmio” e non pone condizioni sulla quantità dello stesso.
b) Articolo 81: Equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio dello Stato
Tradotto in altri termini lo Stato deve poter raggiungere un equilibrio fra le entrate e le uscite e non deve spendere più di quanto incassi.
Una moneta di simile concezione non può esimersi dal prevedere che lo Stato stesso, in nome e per conto del Popolo, emetta la Moneta necessaria al fabbisogno e nella giusta quantità introducendo delle regole certe per mantenere l’Inflazione a livelli ottimali.
Questo perché solo creando moneta può aderire ad entrambi gli articoli della costituzione:
È questo il Paradigma MPC: Moneta Pubblica di Cassa
Ma come funziona?
Diciamo che il nuovo Paradigma Monetario dovrebbe essere:
A) Fattibile
Questa condizione viene determinata dal fatto che lo Stato in qualità di rappresentante del Popolo e sulla base del principio fondamentale dell’autodeterminazione dei Popoli può dichiarare la moneta Fattibile solo con il mandato del Popolo per farla, perché non esistono impedimenti di ordine tecnico che ne contrastino la fattibilità.
B) Sostenibile
La nuova moneta si deve basare su un principio che non abbia “scadenza” di alcun tipo. Possa cioè essere mantenuto a tempo indeterminato. Questo ci viene dato dai concetti puramente matematici che seguiranno. Si anticipa che uno Stato che crea “per decreto” la Moneta che serve ai propri fabbisogni non ha alcun limite nel farlo fatti salvi i vincoli del punto seguente.
C) Deve esporre indici e modi che consentano il controllo dell’Inflazione
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Come detto un principio base dell’Economia Classica dice che l’inflazione non sale quando si stampa denaro ma sale quando se ne stampa di più di quello che serve. Come vedremo per controllare l’Inflazione si potrà agire sulle Tasse applicate dallo Stato ed il tasso di interesse TUS (Tasso ufficiale di Sconto) dovrà essere vincolato all’inflazione. In pratica sarà l’inflazione a pilotare il TUS e NON viceversa.
D) Deve consentire la Tutela del Risparmio (come previsto dalla costituzione Art. 47)
Visto il punto precedente la tutela del risparmio verrà di conseguenza. Potendo pilotare l’Inflazione (mediante la tassazione variabile) in un range considerato ottimale che va dal 2% al 4% il risparmio ne risulterà automaticamente tutelato perché il potere d’acquisto del denaro muterà poco nel tempo aggiungendo valore alla Sostenibilità.
E) Deve consentire il Pareggio di Bilancio (come previsto dalla costituzione Art. 81)
Questa capacità deve essere ottenuta consentendo allo stato di richiedere moneta alla Banca Centrale (che deve continuare ad esistere per tutte le altre mansioni di Vigilanza ed alimentazione delle Banche Commerciali che già ora svolge).
Partendo dall’Esempio del Caffè nelle pagine precedenti possiamo dire che:
l’inflazione dipende direttamente dalla massa monetaria in circolazione
Ma lo Stato può controllare benissimo l’inflazione facendo due cose:
1) Non elargendo denaro gratis al Popolo (salvo i casi di necessità)
2) Modulando le Tasse con un meccanismo che tenga l’inflazione ai valori desiderati
Il primo punto merita un immediato approfondimento:
uno stato Sociale non può lasciare solo chi si trova in difficoltà e la difficoltà può essere di due macro categorie:
a) Temporanea (mancanza di lavoro o temporanea disabilità)
Ed in questo caso lo Stato deve prevedere ammortizzatori sociali opportuni che servano fino a quando non saranno ripristinate le condizioni di piena operatività della persona.
b) Permanente (disabilità parziale e/o totale permanente)
Ed in questo caso lo Stato deve provvedere in toto alle esigenze della persona.
Abbiamo pertanto descritto il meccanismo con il quale lo Stato potrà tenere sotto controllo l’inflazione che potrà addirittura diventare automatico (senza richiedere continue manovre) in quanto gli indici di tassazione potranno essere calcolati e programmati per alzarsi o abbassarsi in automatico seguendo l’inflazione verificata dall’ufficio nazionale di Statistica.
Sarà pertanto indispensabile che lo Stato possa Emettere Moneta senza dover pagare alcun interesse con un meccanismo simile al seguente:
1) Un ministero qualsiasi denuncia la necessità di fondi
Ad esempio il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT) ha necessità di costruire un ponte. in questo caso (con modalità da perfezione nell’ambito del regolamento sugli appalti pubblici) il MIT si preoccupa di ottenere preventivi di spesa e quantificare (in modo certo) l’ammontare del denaro necessario
2) Sentiti altri Ministeri competenti
Ad esempio Ministero dell’Ambiente e del Turismo, per verificare che non ci siano argomenti ostativi (e ricevuto l’avvallo necessario) inoltra la richiesta di fondi al Presidente del Consiglio che la approva oppure chiede modifiche.
3) Ricevuti i necessari avvalli Inoltra la richiesta al Ministero del Tesoro che la riceve.
4) Il Ministero del Tesoro
Verificata la richiesta da un punto di vista di politica monetaria (se l’inflazione è troppo alta ed in assenza di urgenza può rifiutare la richiesta) e verificato che i fondi non siano presenti come surplus di cassa provvede ad emettere Decreto di Finanziamento Pubblico ed informa la Banca Centrale.
5) La banca Centrale
Provvede ad accreditare (in partita doppia) il denaro sul contro del Ministero richiedente (non quello del Tesoro) come passività ed addebitare sulla contropartita il denaro emesso come attività portando a zero le due voci di bilancio.
6) Il Ministero dei Trasporti (ricevuto l’accredito)
provvede ad avviare i lavori secondo il regolamento degli appalti pubblici in vigore e li paga con i fondi ricevuti in modo che la moneta entri in circolo.
7) Fino a che la moneta resta nelle casse del Ministero NON matura interessi.
Da questo risulta che:
1) La nuova moneta denominata ICO (iniziali di Conio Italiano)
è prevista essere a tutti gli effetti una moneta FIAT (dal latino: sia fatta) senza controvalore a copertura.
2) In effetti la copertura esiste
perché l’opera pubblica costruita con tale finanziamento ha comunque un valore intrinseco di mercato.
3) La nuova moneta si basa pertanto sul Paradigma MPC (Moneta Pubblica di Cassa)
Non viene cioè presa in prestito (a debito) dalla Banca Centrale bensì stampata da essa in nome e per conto del Ministero del Tesoro che è eletto e svolge la Sua mansione in nome e per conto del Popolo Italiano.
4) La nuova moneta dovrà essere stampata sotto l’egida del ministero del Tesoro
che prima di emettere decreto valuterà l’inflazione corrente e deciderà (in autonomia) se farlo ma non potrà emettere diniego se l’inflazione si trova all'interno dei parametri definiti che vengono stabiliti essere fra il 2% ed il 4%.
Mediante la politica monetaria descritta sarà possibile controllare direttamente l’inflazione ed in modo meno diretto il tasso di cambio.
Sovranità non è sinonimo di Isolamento.
L’Italia è un paese manufatturiero ed ha assoluto bisogno di mantenere e rafforzare gli scambi commerciali con l’Estero in termini di importazione (Materia Prima ed Energia) ed Esportazione di Beni e Servizi. In questo contesto il tasso di cambio svolge un ruolo molto importante che non è direttamente controllabile in toto dal meccanismo descritto. Ovviamente una inflazione più alta potrebbe agire indirettamente sul tasso di cambio ma questo può comunque essere pilotato dai grandi speculatori internazionali che potrebbero mettere in atto speculazioni come già visto negli anni ’90 con la Lira. Si ha ragione di ritenere che in questo intervenga l’altissimo livello di qualità e di valore aggiunto apportato dal nostro paese. Abbiamo infatti (anche se sarebbe più giusto dire che “avevamo”) eccellenze in tutti i settori perché abbiamo intrinsecamente la capacità di costruirle. Solo per fare un esempio: uno Stilista che compra stoffa a 50 ICO e ci costruisce un vestito che vende a 6000 ICO non viene traumatizzato dal fatto che il prezzo della stoffa sia salito anche dieci volte arrivando a costare 500 ICO perché il reddito da “Valore Aggiunto” sarebbe comunque elevato.Inoltre, se l’ICO dovesse risultare svalutato, potrebbe vendere il vestito a 12000 ICO.
Si arriva alla conclusione che una eventuale moneta sovrana (se applicata all’Italia) non potrebbe svalutare più di tanto perché in questo caso saremmo un paese esportatore con una bilancia commerciale esageratamente favorevole.
Questo porterebbe ad una inversione della curva in quanto lo stato alla scadenza dei Titoli sul mercato li potrebbe pagare in ICO e non sarebbe costretto ad indebitarsi ulteriormente perché potrebbe emetterli per decreto, sempre nei limiti del controllo dell’inflazione.
Si ha comunque ragione di credere che, stante l’attuale periodo di inflazione bassissima (quasi una deflazione) prima che l’innalzamento dell’Inflazione possa rappresentare un problema passeranno diversi anni ed anche quando questo succederà la stessa potrà essere controllata con la modulazione delle tasse.
È assolutamente probabile che sia necessario un periodo di “Fine Tuning” per affinare i meccanismi in quanto ci troveremo di fronte ad un evento epocale: una moneta di siffatta natura non è mai stata sperimentata prima e potrebbe avere effetti che nella loro complessità possono anche risultare poco prevedibili ma anche se sulla carta gli strumenti di controllo ci sono tutti ed anche se non dovesse dare totalmente i risultati attesi sarà senz’altro migliore della situazione creata dai meccanismi attuali che hanno portato solo indebitamento (fasullo) senza fine, disoccupazione e disagio sociale a non finire.
In ogni caso esiste un precedente importante:
Quando (nel 1992) l’Italia fu cacciata dallo SME dopo appena 1 anno le cose cambiarono come indicato (solo come esempio ma se ne parlò tanto) da un articolo del quotidiano “La Repubblica” risalente al 12 settembre 1993 ad appena pochi mesi dalla svalutazione che tanto spaventava:
Per questo si conta sull’enorme capacità del Popolo Italiano di produrre valore aggiunto.
Sarà sufficiente non tagliare le gambe agli imprenditori italiani che hanno sempre dimostrato di essere una eccellenza assoluta in qualsiasi campo.
Anche ipotizzando che l'Europa (per ritorsione) ci imponga dei dazi (cosa ritenuta alquanto improbabile perché l'Italia è un paese importatore e potremmo rispondere adeguatamente) esistono moltissimi paesi (fra i più importanti USA; Russia, Cina, UK) con i quali potremmo stabilire (in piena autonomia) accordi commerciali vantaggiosi che tutelino comunque il Made in Italy molto meglio di quanto non ci consenta di fare
questa Unione Europea che rappresenta ormai un progetto fallito.