Manifesto MPC (Moneta Pubblica di Cassa)


Italia 22 Marzo 2020


BREVE STORIA DELLA MONETA

Ripercorrere la storia della moneta significa rivivere l’evoluzione del primo strumento finanziario capace di essere accettato e riconosciuto dalle masse, attraendo e veicolando la loro fiducia verso i metalli prima, le istituzioni finanziarie ed i mercati poi.
Cosi, quando nel VI secolo a.C. Re Creso di Lidia fece coniare la prima moneta metallica partendo da una lega di oro e argento, si compì una rivoluzione silenziosa destinata a cambiare per sempre – o almeno sino ad ora – la storia dell’umanità e dei rapporti commerciali.
Alle origini dell’economia le prime comunità iniziarono a dar vita ad un sistema di scambi per lo più bilaterali, ed il metodo utilizzato per gestirli era costituito dal baratto. Il modello cosi strutturato prende il nome di economia naturale, ed è fondato sullo scambio di merci differenti tra due o più soggetti in funzione del vantaggio che ciascun bene può apportare alla controparte.
Il successo dell’economia naturale è condizionato dal verificarsi di tre condizioni: contemporanea necessità dei rispettivi beni da parte dei due soggetti, presenza di quantità sufficienti per produrre lo scambio e capacità di equiparare i valori di due beni differenti. Lo sviluppo delle comunità rese il baratto uno strumento sempre meno efficace, manifestando dunque tra gli uomini l’esigenza di individuare un mezzo di pagamento differente dalla merce capace di agevolare gli scambi di realtà sempre più complesse.
Il passaggio dall’economia naturale all’economia monetaria ebbe luogo in Lidia, un’antica regione storica situata in Asia Minore occidentale, nelle odierne provincie turche di Manisa e Smirne. Qui, nel VII secolo a.C., Re Creso coniò la prima moneta a partire da una lega di oro e argento: l’Elettro.

Logo
La moneta metallica consentì di superare i limiti del baratto, essendo uno strumento versatile e fungibile, capace di assolvere contemporaneamente a tre funzioni: mezzo di pagamento, in quanto strumento valutabile e divisibile; unità di conto prezzando ogni merce in funzione delle unità di valuta necessaria per acquistarla, ed in fine riserva di valore poiché capace di trasferire la ricchezza nel tempo mantenendo intatte le proprie caratteristiche. Ma come definire il valore della moneta, e come avere certezza che questo valore venga universalmente riconosciuto? Semplicemente attraverso due elementi tanto intuitivi quanto fondamentali: il valore intrinseco e la fiducia. Il valore intrinseco corrisponde alla quantità di metallo prezioso impiegato per coniare la moneta, e questa corrispondenza fungeva da garanzia per le controparti dello scambio. La fiducia, invece, consiste nell’aspettativa positiva che il valore del metallo contenuto nella moneta (valore intrinseco) sia pari al valore attribuito alla moneta stessa dal mercato (valore nominale, o valore estrinseco). Dal VII secolo a.C. fino al Medioevo il modello monetario si è retto sul sistema monometallico, mediante monete composte da un singolo metallo (oro, argento, rame). In questo modo valore intrinseco e valore nominale risultavano perfettamente equivalenti. Durante l’alto Medioevo le istituzioni deputate al conio iniziarono a produrre monete mescolando ai metalli preziosi quantitativi sempre maggiori di metalli non preziosi, pur fissandone il valore nominale come fossero interamente costituite da metalli preziosi. Questo passaggio al sistema bimetallico ha comportato il progressivo distacco tra valore intrinseco e valore nominale della moneta (valore di scambio). Il sistema il sistema bimetallico entrò in crisi nel corso del basso Medioevo, a causa di numerosi fattori quali le difficoltà nell’estrazione di metalli preziosi sufficienti e gli alti costi connessi al trasporto di ingenti quantitativi di moneta. Per far fronte a tali criticità si procedette con la smaterializzazione della moneta, ovvero con la creazione di moneta cartacea (banconota). Le prime banconote, dette “note di banco” e realizzate dal XIV secolo, venivano rilasciate dai banchieri a fronte dell’oro depositato dal detentore presso la banca.

Logo

La moneta cartacea consisteva in un documento che garantisse il diritto al detentore di ritirare in qualsiasi momento tale quantità di oro.
Il valore nominale era quindi pari al valore intrinseco del metallo prezioso depositato e la banconota, una volta emessa, veniva liberamente scambiata ed accettata secondo il valore nominale indicato sulla stessa.
Con il passare dei secoli, attraverso la concessione di finanziamenti, gli istituti creditizi stamparono sempre più banconote senza che queste fossero coperte da depositi aurei, forti della sempre più rara possibilità che i detentori di oro ne esigessero il rimborso. Il metallo prezioso si trasformò cosi da controvalore delle banconote a riserva aurea delle banche.
Ciò si tradusse a partire dal XVIII secolo nella nascita del Sistema Aureo, o Gold Standard.
Con il Sistema Aureo, adottato dapprima nel Regno Unito ed in seguito dalle altre grandi Nazioni mondiali, la moneta cartacea risultava sempre convertibile in oro sulla base di un rapporto di cambio fisso garantito dalle Banche Centrali Nazionali. In questo modo non era più possibile procedere con la stampa di nuova moneta se non adeguatamente coperta da riserve auree.
La crescita dell’economia venne cosi limitata dalla disponibilità di risorse auree ed il sistema del Gold Standard entrò in crisi agli inizi del XX secolo, mostrando tutti i suoi limiti durante la Prima Guerra Mondiale. La situazione eccezionale da fronteggiare rese impossibile l’affidamento esclusivo al meccanismo del Gold Standard, imponendo frequenti deroghe alle coperture.
Il Sistema Aureo si avviò cosi verso un declino che durò per circa un trentennio, sin quando nel 1944 le grandi potenze alleate si riunirono a Bretton Woods (USA) e diedero vita ad un nuovo ordine monetario: il Gold Exchange Standard. Questo sistema si fondava su uno schema di cambi fissi tra valute, tutte agganciate al dollaro statunitense, il quale era l’unica moneta a sua volta garantita in termini di contenuto aureo.
In questo modo, escluso il dollaro statunitense, il valore nominale delle altre valute veniva quasi completamente sganciato dal valore intrinseco del metallo prezioso.

Logo

Il sistema del Gold Exchange Standard entrò presto in crisi. Gli USA, impossibilitati a garantire la convertibilità della loro moneta in metallo prezioso in seguito alle difficoltà economiche ed alle pressanti richieste di conversione, furono costretti a dichiarare nel 1971 il dollaro inconvertibile in oro.
Questa decisione segnò la fine del sistema monetario legato al valore delle riserve auree, consegnando alla fiducia verso i mercati, e verso le economie nazionali, un ruolo determinante nel prezzare il valore di una moneta.
Il sistema uscito dalla crisi monetaria del 1971, definito dei cambi fluttuanti, permane sino ad oggi ed il valore di una moneta (nazionale come il dollaro, o sovranazionale come l’euro) dipende dalle economie degli Stati (o organizzazioni) di emissione e dalla fiducia che il mercato ripone verso questi.
Si è giunti cosi alla completa smaterializzazione della moneta, ed è proprio in questo contesto che nel 2009 è nata una nuova tipologia di valuta: la criptovaluta.
La criptovaluta consiste in una moneta digitale, completamente decentralizzata (non emessa da Banche Centrali bensì da computer privati) e fondata sulla crittografia per completare transazioni e produrre moneta.
L’identità del creatore della criptovaluta è tutt’oggi sconosciuta.
Le criptovalute, rispetto alle valute tradizionali, non hanno alcun tipo di economia sottostante.
Il loro valore è dovuto esclusivamente alla fiducia che il mercato riserva nei confronti di tale strumento, sottoposto cosi a straordinarie oscillazioni.

Logo

CONSIDERAZIONI

Ma anche le neonate cripto valute iniziano a mostrare i loro limiti.
Non avendo alcun tipo di sottostante ed essendo quotate sui mercati il valore cambia nel tempo con variazioni estremamente ampie il che le rende completamente inadatte ad essere utilizzate come moneta nazionale, utilizzata perciò da uno stato come valuta ufficiale a corso legale.
Ovviamente se qualche cripto valuta fosse adottata da una qualsiasi Nazione allora acquisirebbe i fondamentali della nazione stessa ma per uno stato sovrano non avrebbe alcun senso utilizzarla in quanto egli non si deve preoccupare di “proteggere” il conio virtuale con complicati algoritmi che ne impediscano la replica, potendo riservarsi (per legge) il diritto di produrre nuova moneta e punire chi cerca di farlo a suo posto.
Dalla storia della moneta emerge però un fatto estremamente importante che pochi fanno notare: la moneta non è un concetto basato su studi scientifici nati a tavolino da una discussione politica, economica e monetaria: è piuttosto un derivato evolutivo che nasce all’origine dalla necessità di avere uno strumento più fungibile del baratto, divenuto ormai inaccettabile dall’incremento della popolazione mondiale e (in conseguenza) dagli scambi commerciali.
Per questo (come si vede dalla breve storia descritta in precedenza) la moneta ha subito una sorta di evoluzione che partendo dalle monete a controvalore ha portato alla moderna situazione della moneta FIAT (dal latino: Sia Fatta, senza cioè alcun controvalore) e a Debito trasformando la fiducia nel valore “intrinseco” (la quantità di metallo presente nella moneta) nella fiducia sul valore che il mercato darà alla moneta stessa.
Con questo non si vuole certo intendere che si debba tornare alla Moneta a controvalore che si è ormai rivelato inadatto ai tempi moderni per svariate ragioni.
L’affermazione nasce dal fatto che i Mercati, per loro stessa natura, sono speculativi: soggetti cioè oltre che alle variazioni naturali dovute ai fondamentali macroeconomici della Nazione che adotta una valuta anche agli effetti speculativi di soggetti (fisici e/o giuridici) che disponendo di grandi risorse finanziarie possono influire sul valore di cambio della moneta (in uno scenario a cambi fluttuanti) mettendo in crisi una nazione che non sia sufficientemente solida.
Quello che si vuole cercare di fare è cambiare profondamente il paradigma monetario per adeguarlo ad un principio direttamente derivato dalle teorie quantitative secondo il quale possiamo affermare che:

La massa monetaria in circolazione deve essere equivalente al fabbisogno di moneta

Ovviamente questo principio (molto astratto) deve essere dotato di parametri “misurabili” per poter poi identificare gli strumenti (o gli indici) adatti a poterlo pilotare.
Come si fa a sapere se la massa monetaria è esattamente quella che serve, ce n’è troppa in circolazione oppure troppo poca? In altre parole: come si determina il quantitativo ideale?

In realtà il parametro esiste e lo conosciamo tutti: si chiama inflazione.

Quando la massa monetaria in circolazione è troppa allora l’inflazione sale mentre quando accade il contrario l’inflazione scende e questo è un comportamento naturale che cercheremo di illustrare con un esempio molto semplice servendoci di un caffè.

Logo

Immaginiamo di scendere in un bar a prendere un Caffè.

Noi troviamo il Bar per una ragione molto semplice: perché un cittadino (bisognoso di lavoro) ha deciso di aprire il Bar.
Ora immaginiamo che lo Stato (assurdo ma esplicativo) decida di stampare moneta e regalarla a vita a chiunque decida di aprire un Bar come incentivo per non aprirlo.
Immediatamente non troveremmo più alcun Bar ove prendere il caffè, per la semplice ragione che nessuna persona vorrebbe più aprire un Bar.
Ma questa cosa avrebbe un effetto ancora più devastante: tutti noi andremo dallo Stato a dichiarare di voler aprire un Bar per ricevere il “bonus” per non aprirlo e vivere senza lavorare.
Alla fine, non lavorerebbe più nessuno e se volessimo convincere qualcuno a fare qualcosa per noi dovremmo offrire enormi quantità di denaro per convincere le persone anche solo a farci un caffè (a meno di non chiederlo ad un familiare).
Di fatto potremo dire che i prezzi aumenteranno a dismisura causando una vera e propria esplosione dell’inflazione che avrebbe come prima conseguenza un fatto molto semplice: le somme di denaro possedute da tutti perderebbero quasi completamente il loro potere d’acquisto ed un Caffè (che prima aveva valore di mercato di 1$) passerebbe al valore di mercato di 1000$ e anche oltre portando come immediata conseguenza che i nostri risparmi (pur mantenendo il loro valore nominale originario) sarebbero completamente svalutati.

Tradotto in termini più tecnici possiamo dire:

quando il denaro in circolazione è maggiore di quello che serve si alza l’inflazione

Ecco quindi trovato (in realtà esiste da sempre) il parametro ideale per verificare se la massa monetaria in circolazione è giusta o diversa dal valore ottimale:

se la massa monetaria è troppo grande si alza l’inflazione

se la massa monetaria è “giusta” l’inflazione resta stabile

se la massa monetaria è troppo piccola si abbassa l’inflazione


Come abbiamo visto dall’esempio del Caffè, una inflazione troppo alta sarebbe devastante: i nostri risparmi derivati dal lavoro di una vita potrebbero perdere velocemente il loro potere d’acquisto e questo sarebbe un danno enorme soprattutto per le persone anziane che hanno ormai perso la loro capacità intrinseca di produrre reddito con il lavoro e si vedrebbero trasportate in una vita di privazioni pur avendo accumulato quelle che in precedenza erano magari grandi ricchezze.
Per questo possiamo senz’altro affermare che una inflazione troppo alta è dannosa per l’economia e pure contraria al principio costituzionale della tutela del risparmio. (Art. 47)
Ma anche una inflazione troppo bassa sarebbe un danno per l’economia perché non consentirebbe alle Banche sul Territorio di finanziare le imprese traendone quel profitto che ne giustifica l’esistenza, ma questo concetto merita una trattazione a sé Attualmente viviamo in un momento storico ove tutte le Nazioni, per controllare l’inflazione, (non solo per questo a dire il vero) hanno adottato un sistema molto semplice:
separare il potere finanziario da quello monetario delegando ad istituti privati (le Banche Centrali) la possibilità di emettere moneta assegnando loro come prima voce di mandato il controllo dell’inflazione, che le Banche Centrali esercitano con vari meccanismi fra i quali la compravendita dei titoli di stato e la gestione del tasso ufficiale di sconto conosciuto in Italia con la sigla T.U.S. è questo il principio su cui si basa la cosiddetta "Moneta a Debito" che vede la Banca Centrale dome Unico Ente autorizzato ad emettere moneta, mentre lo stato per finanziarsi deve emettere “Buoni del Tesoro” e venderli sul Mercato.
Logo

Come visibile in figura il meccanismo della Moneta a Debito è tanto semplice quanto inefficace.
Lo Stato (non potendo emettere moneta) la deve reperire sul Mercato emettendo Buoni del Tesoro che offrano un rendimento (altrimenti nessuno li comprerebbe).
Ma cos’è un “Buono del Tesoro”?
Semplicemente è un “Titolo” che il Tesoro si impegna a ricomprare “a scadenza” ad un valore nominale identico a quello di acquisto oltre agli interessi che lo Stato pagherà al compratore.
Tradotto in termini semplici, lo stato che deve realizzare un’opera pubblica deve:

  • - Definire il costo dell’opera (ad esempio 1 Miliardo)
  • - Emettere Buoni del tesoro per 1 Miliardo
  • - Venderli sul Mercato Primario ed acquisire liquidità (1 Miliardo)
  • - Pagare l’opera (quindi lo Stato quel Miliardo lo spende e non ce l’ha più)
  • - Alla scadenza lo Stato riacquista il Titolo pagando al Mercato 1 Miliardo + gli interessi

Alla fine di questa operazione lo stato si trova con:

  • - L’opera pubblica costruita e pagata (ed il denaro messo in circolo)
  • - Un Miliardo di debito + interessi
  • - Costretto ad emettere un altro Buono del Tesoro per pagare il precedente più gli interessi!!

(Lo stato il denaro non lo può stampare)

Occorre qui aprire una parentesi sul fatto che le Monete a Debito possono essere sia Pubbliche che Private con una definizione in realtà non è propriamente corretta, perché si ha la tendenza a definire la moneta pubblica e/o privata nel caso in cui esista o non esista un prestatore di ultima istanza.

La differenza principale consiste nel fatto che nel sistema cosiddetto “a Moneta Pubblica” lo stato decide il tasso di interesse che vuole offrire sui Buoni del Tesoro e poi li vende sul mercato e la Banca Centrale avrà l’obbligo (per Legge) di acquistare tutti i titoli rimasti invenduti.

Questo perché gli acquirenti potrebbero trovare “non appetibili” i rendimenti offerti dai Buoni del Tesoro paragonati al rischio che il Mercato attribuisce allo stato che li emette.

Quando parliamo di “Moneta Privata” (che come detto, a nostro avviso è una definizione impropria) parliamo invece di svincolare completamente la Banca Centrale dal vincolo di mandato che la obbliga ad essere prestatore di ultima istanza ed acquistare i titoli invenduti.

La Banca Centrale cioè compra i titoli se vuole farlo.

Noi in Italia abbiamo questo tipo di moneta dal 1981 cioè dall’anno del famoso “Divorzio”. Questa differenza che solo all’apparenza è minimale in realtà comporta il fatto che lo Stato non possa più decidere il tasso offerto sui titoli emessi ma debba venderli sul mercato in aste che ne determinano il valore e se il mercato considera lo stato “a Rischio” allora il tasso di interesse che lo Stato dovrà offrire ai compratori sarà più alto.

Ecco spiegato il meccanismo dello Spread che tanto ci spaventa

Diviene subito evidente che con un prestatore di Ultima istanza questo problema non ci sarebbe.

Ma davvero il meccanismo funziona in questo modo? Al di là dei termini tecnici che gli economisti usano per spiegarlo, quando lo si illustra in termini semplici e comprensibili a tutti funziona proprio così!

Ma funziona davvero?!?!

Per cercare di capirlo pensiamo al debito pubblico Globale (fonte sole24ore del 18/10/2019) che ammonta a svariate migliaia di miliardi di euro (o dollari se preferite) ed è pari al 226% del PIL Globale. È talmente enorme ed in crescita continua che è persino inutile riportare la cifra esatta perché la cifra esatta in realtà non esiste. È in continuo aumento e non si farebbe in tempo a finire questo documento che sarebbe già molto più alto. Ad oggi non esiste nessun paese al Mondo che sia mai riuscito a pagarlo e le curve dei vari paesi vedono un debito sempre e comunque in crescita nel lungo periodo (pur con brevi ritracciamenti dovuti quasi sempre alla bilancia commerciale estera temporaneamente positiva in ognuno di essi).

Già questo dovrebbe essere più che sufficiente per rendere evidente il fatto che ci sia qualcosa che non funziona nel meccanismo di indebitamento degli stati.


D’altra parte, se il meccanismo è quello descritto, appare altrettanto evidente che non funziona per la semplice ragione che non può funzionare da un punto di vista matematico. (non politico)

Dunque, abbiamo visto (anche se appare più allucinante che incredibile) che il meccanismo della “Moneta a Debito” con l’aggravante della separazione dei poteri se applicato in questo modo non solo non funziona ma è oltremodo palese che non possa funzionare. Dunque prima del 1981, quando cioè la Banca d’Italia era obbligata (per legge) ad acquistare tutti i titoli di stato ed era pertanto quel “Prestatore di Ultima Istanza” di cui tanto si parla la situazione era questa ma con un vantaggio: che il Tasso di interesse veniva deciso dal Tesoro che per rendere “appetibili” i Titoli li emetteva ad un tasso di poco superiore all’inflazione (che a quei tempi era comunque troppo alta e si attestava intorno al 13% medio) e tutti quelli che il Mercato non assorbiva venivano acquistati dalla Banca Centrale per cui lo Stato non poteva trovarsi senza liquidità ma non solo: era sicuro di poterla ottenere a tassi di interesse determinati.

Ma ecco che in quell’anno due politici geniali (il Governatore della Banca d’Italia ed il Ministro del Tesoro) decisero di separare i due istituti nella logica del principio della “separazione dei poteri” che (in altri ambiti) ha dato anche buoni risultati ma in questo ha aggiunto enormi problemi.

Praticamente lo stato avrebbe emesso ancora Titoli di Stato per finanziarsi ma non più coperto dalla garanzia del “Prestatore di Ultima Istanza” che avrebbe acquistato il residuo bensì all’Asta sui mercati per venderli al “miglio offerente” (quello cioè disposto ad acquistarli al tasso più Basso) ed esponendo di fatto la nazione agli umori del Mercato (e da qui l’importanza dello Spread).

Questo venne giustificato all’epoca come manovra di contrasto all’inflazione: avrebbe (detto in parole semplici) “costretto” lo stato ad essere virtuoso per ottenere un ribasso sui titoli, dimenticando che uno stato per essere virtuoso (avere poco debito pubblico) se decide di farlo utilizzando il Paradigma Monetario della Moneta a Debito deve incidere sul risparmio privato.

Quello che ci fu venduto come strumento di controllo dell’inflazione aveva in realtà lo scopo (evidente solo ai giorni nostri) di “preparare” la Lira all’ingresso nell’Euro che sarebbe dovuto avvenire vent’anni più tardi, e ci avrebbe “risolto” (oltre al problema dell’inflazione) anche il “problema” del tasso di cambio.

Ma perché “risolto” e “problema” sono scritti fra “virgolette”?

Molto semplicemente perché ha risolto il problema creandone di fatto uno più grande: la moneta unica non si inflaziona (ma non per il fatto di chiamarsi EURO) per via della politica dell’Austerity e tiene bassa l’inflazione al prezzo che noi tutti ormai conosciamo: la distruzione del tessuto economico. L’inflazione cioè è bassa perché la massa monetaria viene continuamente erosa con tasse esagerate e se non fossimo esportatori con una bilancia commerciale attiva saremmo ormai ridotti peggio della Grecia.

Inoltre, ha “risolto” il problema del tasso di cambio perché ha messo tutte le economie allo stesso livello (dal punto di vista della moneta) “dimenticandosi” che il Tasso di Cambio è indispensabile strumento di livellamento fra economie diverse. In pratica è stata applicata la moneta unica ad un continente che aveva 27 economie diverse per fondamentali, diritti dei lavoratori, salari, previdenza, ecc. ecc. togliendoci così quello che non era un “problema” ma uno strumento indispensabile al confronto con gli altri stati in materia di import export e relazioni commerciali internazionali. La moneta unica non ha pertanto risolto proprio nulla ma ha introdotto problemi nuovi togliendo alla nazione gli strumenti per gestirli e gli effetti di questo sono sempre di più agli occhi di tutti.

Oltretutto, (incredibile ma vero) abbiamo aggiunto un articolo in costituzione (il pareggio di bilancio) che unitamente all’articolo 47 (Tutela del Risparmio) con la Moneta a Debito formano una terna intrinsecamente incompatibile. Dunque, avevamo accennato al fatto che la nostra Costituzione “tutela il risparmio”.

Più precisamene l’Articolo 47 recita:
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.


Ma “tutela del risparmio” è una frase generica: cosa significa? Vediamolo.
A prima vista si potrebbe pensare che sia sufficiente tenere sotto controllo l’Inflazione. Infatti, essa è la prima nemica del risparmio e potrebbe far credere di essere la sola ma così non è.

Anche la continua erosione del Risparmio è una cosa che certo non lo tutela: l’inflazione resta bassa ma se lo stato per finanziarsi è costretto ad imporre tasse esagerate ai cittadini non applica certo alla lettera la nostra costituzione perché non tutela il risparmio ma lo erode. Recentemente è stato introdotto un articolo in costituzione; l’Articolo 81 che riportiamo integralmente:

Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.
Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.
Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale.


Bene, non occorre essere un costituzionalista per capire che questo Articolo, unitamente al Paradigma Monetario attuale, è totalmente incompatibile con l’Articolo 47 (preesistente).

1) L’articolo 47 dice che “la Repubblica Tutela il Risparmio”.
2) L’articolo 81 dice che “Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio,”.
3) Il Paradigma Monetario della Moneta a Debito non consente allo stato di ottenere il pareggio di bilancio senza erodere il risparmio.

O si cambia la Costituzione o si Cambia il Paradigma Monetario (o si cambiano entrambi) Tutte le contraddizioni della Moneta a Debito arrivano alla resa dei conti. Utilizzando questo paradigma non è possibile attuare la costituzione, cosa resa ancora più grave dal fatto che l’Articolo 81 è stato introdotto di recente quando queste considerazioni avrebbero dovuto essere già evidenti, e questo denuncia una certa approssimazione nella redazione ma non è certo questo il punto.
Il vero punto è che il Paradigma della Moneta a Debito non funziona


Ritenendo di aver ormai reso chiaro come tale paradigma monetario non funzioni e non possa funzionare dovremo allora cercare di capire se ne esiste uno alternativo partendo da alcuni principi (caratteristiche) di base che una moneta dovrebbe avere.

Ma cos’è la Moneta? Siamo sicuri di averlo capito a fondo?


Nella sua accezione più semplice la Moneta può essere definita come un "Indice di Valore Fungibile".

Quando noi abbiamo nel portafoglio una Banconota non siamo i possessori della banconota stessa ma possessori del “valore equivalente” e la Banconota (come Titolo fungibile al portatore) serve solo a dimostrare che “possediamo quella somma o valore” e da qui "Indice di Valore"

Fungibile perché (come da dizionario della lingua Treccani) è cioè trasformabile facilmente in qualsiasi altro bene e/o servizio.

Infatti, distruggere Denaro è reato… Poco noto perché poco praticato! (e poco redditizio)


Detto questo passiamo alla ricerca della soluzione partendo dal Problema: che tipo di Moneta?
Resa ferma la costituzione, (ipotizzando di non cambiarla anche se questo non rappresenta certo un sine qua non) da quanto abbiamo affermato in precedenza una moneta dovrebbe pertanto consentire la tutela del risparmio e contemporaneamente il pareggio di bilancio.

a) Articolo 47: Tutela del risparmio
Per fare questo la nuova moneta dovrebbe consentire l’accumulo da parte dei cittadini e contemporaneamente il controllo dell’inflazione, consapevoli del fatto che un eccessivo accumulo poterebbe ad un innalzamento dell’inflazione ma la costituzione dice che la Repubblica “Tutela il Risparmio” e non pone condizioni sulla quantità dello stesso.

b) Articolo 81: Equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio dello Stato
Tradotto in altri termini lo Stato deve poter raggiungere un equilibrio fra le entrate e le uscite e non deve spendere più di quanto incassi. Una moneta di simile concezione non può esimersi dal prevedere che lo Stato stesso, in nome e per conto del Popolo, emetta la Moneta necessaria al fabbisogno e nella giusta quantità introducendo delle regole certe per mantenere l’Inflazione a livelli ottimali.

Questo perché solo creando moneta può aderire ad entrambi gli articoli della costituzione:

È questo il Paradigma MPC: Moneta Pubblica di Cassa



Ma come funziona?
Diciamo che il nuovo Paradigma Monetario dovrebbe essere:



A) Fattibile
Questa condizione viene determinata dal fatto che lo Stato in qualità di rappresentante del Popolo e sulla base del principio fondamentale dell’autodeterminazione dei Popoli può dichiarare la moneta Fattibile solo con il mandato del Popolo per farla, perché non esistono impedimenti di ordine tecnico che ne contrastino la fattibilità.

B) Sostenibile
La nuova moneta si deve basare su un principio che non abbia “scadenza” di alcun tipo. Possa cioè essere mantenuto a tempo indeterminato. Questo ci viene dato dai concetti puramente matematici che seguiranno. Si anticipa che uno Stato che crea “per decreto” la Moneta che serve ai propri fabbisogni non ha alcun limite nel farlo fatti salvi i vincoli del punto seguente.

C) Deve esporre indici e modi che consentano il controllo dell’Inflazione
> Come detto un principio base dell’Economia Classica dice che l’inflazione non sale quando si stampa denaro ma sale quando se ne stampa di più di quello che serve. Come vedremo per controllare l’Inflazione si potrà agire sulle Tasse applicate dallo Stato ed il tasso di interesse TUS (Tasso ufficiale di Sconto) dovrà essere vincolato all’inflazione. In pratica sarà l’inflazione a pilotare il TUS e NON viceversa.

D) Deve consentire la Tutela del Risparmio (come previsto dalla costituzione Art. 47)
Visto il punto precedente la tutela del risparmio verrà di conseguenza. Potendo pilotare l’Inflazione (mediante la tassazione variabile) in un range considerato ottimale che va dal 2% al 4% il risparmio ne risulterà automaticamente tutelato perché il potere d’acquisto del denaro muterà poco nel tempo aggiungendo valore alla Sostenibilità.

E) Deve consentire il Pareggio di Bilancio (come previsto dalla costituzione Art. 81)
Questa capacità deve essere ottenuta consentendo allo stato di richiedere moneta alla Banca Centrale (che deve continuare ad esistere per tutte le altre mansioni di Vigilanza ed alimentazione delle Banche Commerciali che già ora svolge).

Partendo dall’Esempio del Caffè nelle pagine precedenti possiamo dire che:
l’inflazione dipende direttamente dalla massa monetaria in circolazione


Ma lo Stato può controllare benissimo l’inflazione facendo due cose:

1) Non elargendo denaro gratis al Popolo (salvo i casi di necessità)
2) Modulando le Tasse con un meccanismo che tenga l’inflazione ai valori desiderati


Il primo punto merita un immediato approfondimento: uno stato Sociale non può lasciare solo chi si trova in difficoltà e la difficoltà può essere di due macro categorie:

a) Temporanea (mancanza di lavoro o temporanea disabilità)
Ed in questo caso lo Stato deve prevedere ammortizzatori sociali opportuni che servano fino a quando non saranno ripristinate le condizioni di piena operatività della persona.

b) Permanente (disabilità parziale e/o totale permanente)
Ed in questo caso lo Stato deve provvedere in toto alle esigenze della persona.

Abbiamo pertanto descritto il meccanismo con il quale lo Stato potrà tenere sotto controllo l’inflazione che potrà addirittura diventare automatico (senza richiedere continue manovre) in quanto gli indici di tassazione potranno essere calcolati e programmati per alzarsi o abbassarsi in automatico seguendo l’inflazione verificata dall’ufficio nazionale di Statistica.

Sarà pertanto indispensabile che lo Stato possa Emettere Moneta senza dover pagare alcun interesse con un meccanismo simile al seguente:

1) Un ministero qualsiasi denuncia la necessità di fondi
Ad esempio il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT) ha necessità di costruire un ponte. in questo caso (con modalità da perfezione nell’ambito del regolamento sugli appalti pubblici) il MIT si preoccupa di ottenere preventivi di spesa e quantificare (in modo certo) l’ammontare del denaro necessario

2) Sentiti altri Ministeri competenti
Ad esempio Ministero dell’Ambiente e del Turismo, per verificare che non ci siano argomenti ostativi (e ricevuto l’avvallo necessario) inoltra la richiesta di fondi al Presidente del Consiglio che la approva oppure chiede modifiche.

3) Ricevuti i necessari avvalli Inoltra la richiesta al Ministero del Tesoro che la riceve.


4) Il Ministero del Tesoro
Verificata la richiesta da un punto di vista di politica monetaria (se l’inflazione è troppo alta ed in assenza di urgenza può rifiutare la richiesta) e verificato che i fondi non siano presenti come surplus di cassa provvede ad emettere Decreto di Finanziamento Pubblico ed informa la Banca Centrale.

5) La banca Centrale
Provvede ad accreditare (in partita doppia) il denaro sul contro del Ministero richiedente (non quello del Tesoro) come passività ed addebitare sulla contropartita il denaro emesso come attività portando a zero le due voci di bilancio.

6) Il Ministero dei Trasporti (ricevuto l’accredito)
provvede ad avviare i lavori secondo il regolamento degli appalti pubblici in vigore e li paga con i fondi ricevuti in modo che la moneta entri in circolo.

7) Fino a che la moneta resta nelle casse del Ministero NON matura interessi.


Da questo risulta che:
1) La nuova moneta denominata ICO (iniziali di Conio Italiano)
è prevista essere a tutti gli effetti una moneta FIAT (dal latino: sia fatta) senza controvalore a copertura.

2) In effetti la copertura esiste
perché l’opera pubblica costruita con tale finanziamento ha comunque un valore intrinseco di mercato.

3) La nuova moneta si basa pertanto sul Paradigma MPC (Moneta Pubblica di Cassa)
Non viene cioè presa in prestito (a debito) dalla Banca Centrale bensì stampata da essa in nome e per conto del Ministero del Tesoro che è eletto e svolge la Sua mansione in nome e per conto del Popolo Italiano.

4) La nuova moneta dovrà essere stampata sotto l’egida del ministero del Tesoro
che prima di emettere decreto valuterà l’inflazione corrente e deciderà (in autonomia) se farlo ma non potrà emettere diniego se l’inflazione si trova all'interno dei parametri definiti che vengono stabiliti essere fra il 2% ed il 4%. Mediante la politica monetaria descritta sarà possibile controllare direttamente l’inflazione ed in modo meno diretto il tasso di cambio.

Sovranità non è sinonimo di Isolamento.


L’Italia è un paese manufatturiero ed ha assoluto bisogno di mantenere e rafforzare gli scambi commerciali con l’Estero in termini di importazione (Materia Prima ed Energia) ed Esportazione di Beni e Servizi. In questo contesto il tasso di cambio svolge un ruolo molto importante che non è direttamente controllabile in toto dal meccanismo descritto. Ovviamente una inflazione più alta potrebbe agire indirettamente sul tasso di cambio ma questo può comunque essere pilotato dai grandi speculatori internazionali che potrebbero mettere in atto speculazioni come già visto negli anni ’90 con la Lira. Si ha ragione di ritenere che in questo intervenga l’altissimo livello di qualità e di valore aggiunto apportato dal nostro paese. Abbiamo infatti (anche se sarebbe più giusto dire che “avevamo”) eccellenze in tutti i settori perché abbiamo intrinsecamente la capacità di costruirle. Solo per fare un esempio: uno Stilista che compra stoffa a 50 ICO e ci costruisce un vestito che vende a 6000 ICO non viene traumatizzato dal fatto che il prezzo della stoffa sia salito anche dieci volte arrivando a costare 500 ICO perché il reddito da “Valore Aggiunto” sarebbe comunque elevato.Inoltre, se l’ICO dovesse risultare svalutato, potrebbe vendere il vestito a 12000 ICO.

Si arriva alla conclusione che una eventuale moneta sovrana (se applicata all’Italia) non potrebbe svalutare più di tanto perché in questo caso saremmo un paese esportatore con una bilancia commerciale esageratamente favorevole.

Questo porterebbe ad una inversione della curva in quanto lo stato alla scadenza dei Titoli sul mercato li potrebbe pagare in ICO e non sarebbe costretto ad indebitarsi ulteriormente perché potrebbe emetterli per decreto, sempre nei limiti del controllo dell’inflazione.

Si ha comunque ragione di credere che, stante l’attuale periodo di inflazione bassissima (quasi una deflazione) prima che l’innalzamento dell’Inflazione possa rappresentare un problema passeranno diversi anni ed anche quando questo succederà la stessa potrà essere controllata con la modulazione delle tasse.

È assolutamente probabile che sia necessario un periodo di “Fine Tuning” per affinare i meccanismi in quanto ci troveremo di fronte ad un evento epocale: una moneta di siffatta natura non è mai stata sperimentata prima e potrebbe avere effetti che nella loro complessità possono anche risultare poco prevedibili ma anche se sulla carta gli strumenti di controllo ci sono tutti ed anche se non dovesse dare totalmente i risultati attesi sarà senz’altro migliore della situazione creata dai meccanismi attuali che hanno portato solo indebitamento (fasullo) senza fine, disoccupazione e disagio sociale a non finire.

In ogni caso esiste un precedente importante:
Quando (nel 1992) l’Italia fu cacciata dallo SME dopo appena 1 anno le cose cambiarono come indicato (solo come esempio ma se ne parlò tanto) da un articolo del quotidiano “La Repubblica” risalente al 12 settembre 1993 ad appena pochi mesi dalla svalutazione che tanto spaventava:

Logo

Per questo si conta sull’enorme capacità del Popolo Italiano di produrre valore aggiunto.

Sarà sufficiente non tagliare le gambe agli imprenditori italiani che hanno sempre dimostrato di essere una eccellenza assoluta in qualsiasi campo.

Anche ipotizzando che l'Europa (per ritorsione) ci imponga dei dazi (cosa ritenuta alquanto improbabile perché l'Italia è un paese importatore e potremmo rispondere adeguatamente) esistono moltissimi paesi (fra i più importanti USA; Russia, Cina, UK) con i quali potremmo stabilire (in piena autonomia) accordi commerciali vantaggiosi che tutelino comunque il Made in Italy molto meglio di quanto non ci consenta di fare
questa Unione Europea che rappresenta ormai un progetto fallito.